Biografia e recensioni

L’ANTICO NEL PRESENTE
di Marco Violi

La creatività di Antonio Di Iorio, dico creatività perché spaziando egli disinvoltamente tra le varie tecniche espressive, iniziare questa presentazione con “pittura” mi sarebbe sembrato a dir poco riduttivo, procede chiaramente sulla strada di una dualità che si fa largo tra sacro e profano, antico e presente.

Dall’antichità classica l’artista mutua la fruizione critica in tutte le sue espressioni storiche, artistiche, letterarie, filosofiche, ludiche, teologico-apotropaiche, trasferendone i valori e le suggestioni latenti nelle espressioni del contemporaneo. Nascono così visioni oniriche in cui il reale trova una sua pienezza nella simbologia, tanto che capita di vedere donne-angelo nelle vesti di Cerere, di Oreiadi o di Amadriadi. Di Iorio, del resto, è figlio della Magna Grecia, terra di conquiste e profondamente radicate contaminazioni culturali e non avrebbe potuto prescindere da queste radici tradizionali personali, da cui sa trarre un’utile base iconografica e a cui assegna un’originale cifra stilistica, riconoscibile ed apprezzabile. Così è pure nell’uso del colore, sfumato nei limiti consentiti dall’utilizzo degli acrilici, declinato secondo una tavolozza ampia che pare prediligere i colori primari. Sicuro l’uso del tratto, non sempre particolarmente sinuoso, ma affinato da una convincente tecnica del disegno.

L’artista è innamorato della figura, di cui suole caratterizzare i tratti psicosomatici in modo da rendere ogni singolo personaggio unico e perfettamente riconoscibile tra gli altri. Ritrae uomini e donne, prevalentemente legati al mondo dell’operosità agricola, il cui forte legame con la terra è sottolineato dalla costante presenza della natura, dei campi, delle messi. Una sorta di universo bucolico da sempre legato alla religiosità, ma anche alla superstizione: due facce della stessa medaglia, che Di Iorio sapientemente mescola, pur con grande rispetto, creando sorprendenti scene sacre, i cui personaggi paiono presi dalla mitologia, più che dalla tradizionale iconografia cristiana.

Insomma,  credo che per accostarsi alle opere di Antonio Di Iorio in maniera critica e costruttiva, sia necessario ascoltare la vibrazione di un occhio interiore in dialogo con le cose e i loro simulacri, interagendo in modo più intimo e aggressivo con il mondo della vita e dei suoi rituali. Non possiamo assolutamente dimenticarlo.

 

THE PAST LIVES ON IN THE PRESENT
by Marco Violi

Antonio Di Iorio’s creativity – I use the word ‘creativity’ because the term ‘painting’ would be quite an understatement, as he is at ease with the most diverse techniques – clearly proceeds along rhe way of a dualism between the sacred and the profane, the past and the present.

He knows how to master all the aspects of the ancient classical world –historical, artistic, literary, philosophical, secular, religious –   and then transfer its values into the contemporary world in a very evocative way.

Thus are born his oneiric visions where reality is mirrored in symbolism so that you may see angel-like women dressed as Cereres, or the Oreiades or the Amadriades. This is hardly surprising, as Di Iorio’s native region is the ancient ‘Magna Grecia’, a culturally varied and stratified land, whose roots and influence he could not possibly ignore. In fact, they are the basis of his style which give his work unmistakable features. Similarly recognizable is his use of colours, which are toned down in so far as acrylic paint allows, in a wide range where primary colours predominate. The brushstroke is always neat, if not particularly sinuous, and shows a good drawing skill.

Antonio Di Iorio is deeply interested in the human shape, whose features he draws so neatly that they come out as unique and perfectly recognizable. He portrays men amd women, mostly belonging to the rural world; his strong bond with the earth is evident in the constant presence of nature, fields, crops. It is a sort of bucolic world linked with religion and at the same time with superstition – two faces of the same medal, which Di Iorio skilfully mixes, thus creating amazing holy scenes whose protagonists seem to stem less from the traditional Christian iconography than from mythology.

To sum up, if you want to approach Di Iorio’s  works critically and positively, I think you should listen to the vibrations of an inner eye talking to the things and their images, interacting intimately with life and its rituals. One should never forget this.